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Nomina sunt omina: quando il nome è un presagio

Aggiornamento: 19 feb 2021

Solitamente riserviamo nomignoli ai nostri amici più cari, agli animali domestici, agli amanti o agli odiati; anche la storia della musica elettronica regala divertenti soprannomi...




A causa della sua statura, Schubert era chiamato schwammerl, ossia funghetto, mentre Tchaikovsky era soprannominato il ragazzo di vetro per via della sua delicata sensibilità.

Conosco persone che hanno dato dei soprannomi alle loro automobili mentre io, ho appiccicato un nome di battesimo all'unica pianta che sopravvive alle mie cure. Anche la


storia dei sintetizzatori conserva una divertentissima costellazione di soprannomi.


Partiamo da Raymond Scott, inventore e compositore newyorkese che a metà degli anni Quaranta aveva sbaragliato qualsiasi forma di concorrenza negli ambiti dell'effettistica e della produzione di sonorità per spot commerciali, con buona pace del suo rivale Eric Siday. Nel 1948, Scott inventa un generatore di effetti sonori che chiama Karloff in omaggio all'attore Boris Karloff, forse il più famoso volto cinematografico della creatura del dottor Victor Frankenstein.




Negli anni Cinquanta alla Columbia Princeton University non furono più originali: Herbert Belar, Harry Olson, Vladimir Ussachevsky e Peter Mauzey concepiscono quello che è da molti considerato ufficialmente il primo sintetizzatore della storia, l'RCA Mark II Synthesizer, e lo ribattezzano con il nome di Victor...Frankenstein, ovviamente!

Karloff e Victor erano macchine dotate di una mole molto più che imponente – occupavano una stanza intera – ed erano capaci di generare dei suoni... davvero mostruosi.




Ma qualche volta i soprannomi possono dare vita a estreme confusioni, come quando si chiede a qualcuno di portare quella roba e quel qualcuno vi porta la roba sbagliata.

È questo il caso di numerosi prodotti del brand inglese EMS, un vero maestro dell'arte del doppio nome. La linea di sintetizzatori portatili creata in Inghilterra sul finire degli anni Sessanta dal team di Peter Zinovieff è capace ancora oggi di riverberare fraintendimenti, sancendo un limite ben definito che separa l'amatore dal gradino del feticista esperto.




Il Synthi A contiene già nel suo nome un diminutivo: Synthi è l'amichevole riduzione di synthesizer e descrive in una parola perfetta le caratteristiche di portabilità e miniaturizzazione dello strumento. Ma se cerchi un Synthi A potresti anche chiamarlo Portabella e darti delle arie da collezionista sciantoso.





Non ho assolutamente idea del perché si sia deciso di chiamare il Synthi A Portabella ma per quanto riguarda il Puntey – soprannome del Synthi VCS3 (Voltage Controlled Studio, version 3) - il suo nomignolo deriva dalla location degli studi del team, installati a casa di Peter Zinovieff in uno scantinato sulle rive del Tamigi, nel distretto londinese di Putney.


I prodotti della EMS hanno quasi tutti un nome alternativo: la tastiera DK1, che sarà abbinata alle successive versioni del VCS3, assume il più familiare nome di Cricklewood, altra zona di Londra; il Synthi HI-FLI, processore multieffetto creato da Cockerell nel 1973, sarà conosciuto anche come Sound Freak, giusto per non creare troppi malintesi.


Ci sono poi soprannomi smaccatamente più emozionali, come quello coniato dalla compositrice francese Eliane Radigue per il suo fedele sintetizzatore, un ARP 2500.

ARP è l'acronimo di Alan Robert Pearlman, l'inventore dello strumento.

Arp è anche il nome con cui Alan Robert veniva chiamato dai suoi amici.


Se sei un fan dei fan delle strutture ricorsive, sappi che ci troviamo di fronte a un bel caso: Radigue aggiunge un soprannome al soprannome chiamando affettuosamente il suo inseparabile compagno di avventure sonore con il francesissimo nome di Jules.





Una storia a parte è poi quella di Keith Emerson, virtuoso componente di Emerson, Lake & Palmer, che a partire dal 1968 partorisce un sistema di moduli Moog dal peso di 250 chilogrammi.


Alto 3 metri, l'indispensabile dispositivo musicale aveva bisogno dell'aiuto di 4 roadie per essere spostato. Inutile dirlo, lo strumento acquisisce l'inevitabile soprannome di Monster Moog e sarà anche conosciuto come The World's Most Dangerous Synth: mi viene da pensare che quest'ultima definizione sia stata creata proprio dagli addetti al suo trasporto...




 


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